Bollicine o bollicine?
Quando ci troviamo di fronte a un vino frizzante piuttosto che a uno spumante, di solito intuiamo che c’è qualche differenza… ma quale esattamente? Le bollicine ci sono in entrambi i casi.
E allora cosa? Il tappo? Il sapore? Facciamo un po’ di chiarezza:
Il Regolamento CE 479/08 della normativa UE definisce lo spumante come “il prodotto ottenuto dalla prima o dalla seconda fermentazione alcolica di uve fresche, di mosto di uve, di vino, caratterizzato alla stappatura del recipiente da uno sviluppo di anidride carbonica proveniente esclusivamente dalla fermentazione e che, conservato a 20° in recipienti chiusi, presenta una sovrapressione non inferiore a 3 bar dovuta all’anidride carbonica e per il quale il titolo alcolometrico totale delle partite (cuvée) destinate alla sua elaborazione non è inferiore a 8.5% vol.”
Con alcune lievi differenze a seconda della classe qualitativa a cui appartiene il vino, questo è ciò che tecnicamente possiamo definire uno “spumante”.
Un vino frizzante è qualcosa di molto simile: la differenza principale sta nella sovrapressione, che deve essere compresa tra 1 e 2,5 bar.
È utile poi fare un’ulteriore distinzione: quella tra vini frizzanti e/o spumanti naturali e artificiali.
I vini spumanti e frizzanti di qualità sono quelli naturali, ovvero quelli in cui la presenza di anidride carbonica è dovuta alla rifermentazione naturale del vino.
I vini spumanti di qualità possono essere prodotti con due metodi:
– Metodo Classico (tradizionale, champenoise): usato per la produzione dello Champagne e degli spumanti di maggior qualità, prevede la rifermentazione del vino in bottiglia.
– Metodo Charmat (Martinotti): caratterizzato da tempistiche e costi inferiori, prevede la rifermentazione del vino in autoclave.
Che sia vino spumante o vino frizzante, l’importante è che venga preparato con
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